giovedì, Aprile 25, 2024

Euforia: bugia a fin di bene.

Tutti siamo stati Euforici, almeno una volta nella nostra vita, e tutti almeno una volta, siamo stati vittime dell’Euforia.
L’Euforia è una cosa fighissima da vivere: la proviamo quando riusciamo in un’impresa; o quando arriviamo alla fine di un percorso e le cose sono andate come avevamo progettato; essa da un senso, un valore, a singoli micro-momenti della nostra vita.
Ma, vedete, l’Euforia è una grande bugia, forse la più pericolosa che possiamo dire a noi stessi prima, e agli altri, un momento dopo.

Si, l’Euforia è una grande menzogna, ci mostra un film, di cui siamo i protagonisti, in cui siamo giunti in un nuovo mondo, con una nuova vita che ci accoglie dopo aver cancellato le cose negative della precedente. Un bel film, se non fosse che l’Euforia si comporta come uno spoiler e ci mostra solo il finale del film, quello del “vissero felici e contenti”.
All’Euforia non interessano i come e i perché; non gli interessa mostrare le fatiche, non gli interessa mostrare quanto impegno ci vuole a rialzarsi quando cadi perché le cose vanno male; non gli interessano gli amici, i nemici nascosti; per lei è come se tutte queste cose non esistessero.
È come se, guardando un film, essa ci portasse velocemente alla fine, perché, a lei, la nostra storia non interessa.

E questa cosa non va bene, perché nelle storie il senso (che è ciò che esse ci insegnano) non è nel finale; il senso è nella storia stessa, in quello che è capace di insegnarti anche se non lo hai vissuto in prima persona.
Ogni storia è piena di “perché” di “come”, e sono questi due elementi alla base delle nostre scelte (e delle nostre rinunce). Ogni storia è la somma di tante sotto-storie che ci determinano, che ci mostrano mondi possibili, possibilità infinite, modi di vivere l’esperienza in modo diverso. Sono le sfide che affrontiamo, a volte con successo, a volte con una caduta, che ci aiutano da definire i nostri valori.

Ogni storia è una somma di accadimenti, e non può essere compresa se non nella sua complessità.
La vita stessa è una storia che scorre, fatta di persone, di eventi, di esperienze, di scelte fatte perché vissute con i valori in cui crediamo; cambia questi elementi e cambia la storia che stai vivendo.
Eppure, L’Euforia non ha bisogno di tutto questo (e sono cose che non vuole); essa arriva alla fine inventando una storia che non c’è, ma mostrandoti che è vera per il solo fatto di raccontartela bene.

Quindi l’Euforia è una menzogna, una trappola in cui ci infiliamo da soli?
Si, anche se qualcosa di positivo può farla anche lei, se solo sai riconoscerla (e gestirla).
L’Euforia può essere un punto di partenza, può mostrarti come potresti essere (e vivere) in qualcosa di nuovo; quasi uno sguardo verso il futuro, un assaggio di qualcosa di buono. Dunque possiamo vivere un momento euforico se questo è parte di un percorso sano.

Il grande inganno dell’Euforia nasce dal fatto che essa assomiglia alla gioia, anche se non ha fatto nulla per assomigliarle. Abbiamo fatto tutto noi, che (spesso) confondiamo le emozioni e le descriviamo tutte alla stesso modo, attribuendo loro valori e significati simili quando in realtà sono così diversi.

La gioia è una consapevolezza, è un’emozione che diventa un sentimento duraturo perché è l’affermazione di noi stessi, soprattutto all’interno di un gruppo; è un riconoscimento al fatto di esistere e della manifestazione di valori propri.
L’Euforia è come una droga: rilascia velocemente i suoi effetti, ma poi si esaurisce fino a quando non si rinnova (nell’inganno) con ancora più forza e più impeto.
Mentre la gioia è una costante, diventa un modo di essere, dove la manifestazione di sé è una conseguenza.

Ora, se abbiamo compreso il pericolo dell’Euforia incontrollata, la domanda è: “possiamo difenderci?” Non lo so, non lo so davvero, dipende da ognuno di noi.
Ma, come ho detto, quello che possiamo fare è provare a riconoscerla e, da questo, provare a gestirla.

Ci aiuta il tempo.
Si perché l’Euforia, lo abbiamo detto, ha una durata breve: esprime tutta la sua forza, ma poi svanisce, e ha bisogno di un po’ per ricaricarsi; in questo intervallo, essa ci getta nello sconforto, nella solitudine; viviamo la sensazione del tradimento, e ci ritroviamo sopraffatti dalla tristezza.
È in questo momento, se siamo presenti a noi stessi, che possiamo riconoscerla e gestirla, e possiamo farlo attraverso la tristezza.

Si, perché la tristezza è un ponte verso la felicità, che ci permette di elaborare e comprendere le cose che non funzionano nella nostra vita, che ci permette di rimodellare il nostro rapporto con le persone e con le cose, e che ci indica la strada da percorrere per allontanarci da ciò che non ci piace e che non fa più parte della nostra vita; e così, anche, scopriamo il punto debole dell’Euforia, e scopriamo che neanche essa è perfetta, e quanto essa possa essere futile e volubile. Poi, da qui possiamo decidere di allontanarci da lei.

Alla fine, come in tutte le cose che ci riguardano, il nostro essere è punto di partenza e punto di arrivo; e la soluzione parte sempre dalla consapevolezza delle cose.
L’Euforia è un inganno, questo dobbiamo saperlo, ma fa parte del nostro essere e quindi una funzione deve averla anch’essa. Magari siamo stati noi a renderla un inganno (è probabile), ma è probabile che sia l’inizio di un viaggio che parte dall’immaginazione e che ci mostra come sarà quando arriveremo a destinazione; magari accettarla può essere il primo passo per renderla un po’ più buona con noi, e renderla un utile “inganno”: una piccola bugia a fin di bene.

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Beniamino Buonocore
Il bello di un sogno nel cassetto è aprire il cassetto e realizzarlo. La comunicazione e il marketing, in momenti diversi, aiutano a rendere la propria idea di impresa qualcosa di reale e per cui, poi, vale la pena dedicare le proprie energie. Il mio lavoro è aiutare le imprese e i professionisti a raccontare la loro idea, il loro modo di lavorare, il loro modo di essere e, in questo modo, renderle uniche. Mi occupo di comunicazione da tanti anni.

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